IL CALCIO AL FEMMINILE di Margherita Razzi (calciatrice ASD Freccia Azzurra)

IL CALCIO AL FEMMINILE di Margherita Razzi (calciatrice ASD Freccia Azzurra)

02/07/2018

IL CALCIO AL FEMMINILE di Margherita Razzi

Dopo 7 anni di danza classica, quest’anno, sono passata al calcio. Inizialmente giocavo al CUS Pisa ma lì non potevo giocare perché ero troppo grande rispetto al resto della squadra. Ho quindi cambiato società e sono andata alla Freccia Azzurra. Qui ho subito trovato una squadra molto unita guidata da un mister fantastico. Mi trovo molto bene anche se è una squadra maschile. Ogni tanto vengo “presa in giro” ma non ci do molta importanza perché loro ironizzano sul fatto che io sono meno brava di loro e questo è ormai un dato di fatto. Quello che non sopporto sono i commenti sessisti che non arrivano mai dalla mia squadra bensì da quella avversaria durante le partite. Ho intercettato sguardi e sentito commenti spenti a metà mentre io passavo che possono essere riassunti velocemente in questa semplice domanda:”Ma cosa ci fa LEI qui?”. Loro non sanno che sono incapace. Lo danno per scontato perché sono una donna. Dovrebbero capire che io non sono brava a calcio non perché sono una femmina ma semplicemente perché ho meno esperienza.

Anche se lo pratico da poco, io adoro il calcio. A quelli che non amano il calcio può sembrare una cosa stupida: correre dietro ad un pallone, da una parte all’altra, in su in giù…. Io non l’ ho mai pensata una cosa stupida. Io adoro correre dietro a quel pallone, calciarlo, spingerlo ad andare avanti, ad andare verso la porta, a fare goal. Per quanto mi riguarda, non provo emozioni forti solo quando faccio goal ma anche in gesti più piccoli. Come un tiro preciso, un passaggio benfatto, pressare un avversario che poi sbaglia… Ma soprattutto quando mi viene passata la palla. In quel semplice passaggio io vedo tutto, tutta la fiducia della squadra che viaggia verso di me ad alta velocità. Subito dopo entro in paranoia: tutte le responsabilità della squadra ai miei piedi, che aspettano di essere calciate. Non so se è un bene o un peccato che ciò non accada molto spesso.

Una delle cose che odio di più di me è la mia impotenza nello sport. Per impotenza intendo la paura che mi paralizza, che non mi fa muovere un muscolo, che non mi fa realizzare le mie passioni.

Ma io voglio diventare una calciatrice brava come Sara Gama. Sara Gama, nonché capitano della Juventus femminile, è stata in diverse squadre. Inizia con il Tavagnacco, poi passa al Chiasellis, e dopo ancora al Brescia. Nel 2013 passa al Paris Saint-Germain, poi di nuovo al Brescia. Infine va alla Juve che è la sua squadra attuale.

Durante l’8 marzo del 2018 è stata inserita da Mattél (una delle piú grandi produttrici di giocattoli al mondo) tra le 17 personalità femminili rese bambole (stile Barbie) che hanno lo scopo di ispirare le ragazze di oggi. Tra queste 17 barbie rivoluzionarie, Sara è l’unica italiana.

Alla fine posso dire che maschi e femmine sono fisicamente diversi, ma non per questo devono avere dignità diverse. A farci capire quanta altra strada c’è da fare, ci è utile fare un confronto: Buffon, capitano della Juve, guadagna 4 500 000€ l’ anno e Sara Gama, capitano della Juve, percepisce un semplice rimborso spese. 🙂

Margherita (nella foto con la sua squadra degli Esordienti B 2006 della Freccia Azzurra)

 

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